Una bella infanzia
Una bella infanzia
19.11.2008
Buongiorno sig.ra MILLER Alice,
sono molto felice di scriverle, in questo momento sto finendo di leggere il suo libro "Libres de savoir. Ouvrir les yeux sur notre propre histoire" ["Il risveglio di Eva. Come superare la cecità emotiva", 2002], sono stato consigliato dal mio vicino, che lo aveva letto e durante una delle nostre grandi discussioni sui bambini ha insistito perché leggessi il suo libro.
Sono un operatore di prevenzione nel campo delle dipendenze, droghe lecite e non, è la prima volta che in vita mia leggo un libro e non me ne pento, perché lei mi ha incitato a continuare a leggere visto che ciò che scrive è vero.
Ho avuto la fortuna di avere un'educazione fuori dal comune, i miei genitori mi hanno cresciuto come lei consiglia nei suoi scritti e mi sono riconosciuto nella storia del presidente Gorbatchev, sono molto felice, non ho mai conosciuto la violenza e quindi immagino che quando facevo qualche stupidaggine altri genitori sarebbero stati molto violenti con me, ne ho la prova attorno a me, lei ha ragione bisogna comunicare per educare i bambini, mai picchiarli.
Le porto un esempio molto concreto. Quando avevo 6 anni un giorno i miei genitori andarono a una festa di famiglia che si trovava a 6 km dal nostro quartiere [indica l'indirizzo esatto, n.d.t.], sapevo dov'erano andati i miei genitori e conoscevo la strada perché andavamo spesso da questa famiglia con i miei genitori, avevo memorizzato il percorso nella mia testa per abitudine, propongo dunque a mia sorella di due anni di raggiungere i nostri genitori a questa festa e a piedi. Mia sorella mi dice: "va bene", prendiamo la strada e passiamo per grandi viali, molte macchine che passano veloci, una strada molto pericolosa, arriviamo a destinazione. Là i nostri genitori ci guardano stupefatti credendo che fossimo arrivati fino a loro grazie a qualcuno della mia famiglia che ci avesse accompagnato.
Mia mamma ci domanda molto calma per non spaventarci e con un piccolo sorriso: "Come siete venuti?" E noi le rispondiamo: "a piedi!"
I miei genitori si guardano e ci dicono: "Siete stati molto intelligenti!"
Mi sono sentito in quel momento un ragazzo grande e mai hanno rimproverato me o mia sorella, oggi so che il loro cuore doveva battere molto velocemente, per la paura di perderci, potrei raccontarle centinaia di storie come questa, dei momenti in cui avevano paura per me, avevano un comportamento paziente e intenzionalmente pieno d'amore anche il non-detto, quando nella strada ero attirato da cose cattive, mi ritornava alla mente un patto orale che inconsciamente io e i miei genitori avevamo fatto, non l'avrei spezzato per niente al mondo, dovrei scrivere un libro in omaggio ai miei genitori.
Per tutta la vita ho voluto lavorare in un ufficio vicino a dei medici, amo l'ambiente della sala d'attesa, amo l'umano perché i miei genitori mi hanno dato molto amore, io dico molto facilmente TI VOGLIO BENE, so che cos'è l'amore per averne sempre ricevuto dalla nascita il 21 luglio 1969 il giorno in cui Neil Armstrong mise piede sulla luna, i miei genitori mi hanno insegnato ad augurare del bene agli altri e non il contrario, per insegnarci a non essere razzisti, i miei genitori ci dicevano quando incrociavamo una persona di colore, sappiate che avete incontrato la fortuna.
Oggi nel mio lavoro umanitario incontro ogni giorno degli operatori, psichiatri, o lavoratori sociali e posso dirle sig.ra Miller, quello che lei racconta nel suo libro è vero e lo vedo con i miei occhi e l'ho capito dopo molto tempo, lei mi ha rassicurato, avevo l'impressione di essere solo al mondo a rendermene conto, gli operatori sono a volte dei grandi malati. Pensano solo al loro nome sulla targa, o ad avere una lista d'attesa molto lunga per avere più lavoro, le istituzioni specializzate se vogliono rendono dipendenti i pazienti alla loro istituzione, è troppo facile giocare con le persone che hanno dei problemi e manipolarli, questi operatori non vogliono curare e preferiscono mantenere tutto il loro potere.
Io non ho alcun diploma, sono uscito da scuola dopo due anni di formazione di tornitore a 16 anni, sono un appassionato di musica, a 15 anni sono stato attirato dal mixer da dj, da solo mi sono formato per diventare dj, fortunatamente visto che i miei amici nello stesso momento tuffavano il naso nell'eroina, ho 39 anni e sto ancora bene nella mia pelle.
Nel mio lavoro di operatore di prevenzione porto la mia conoscenza che non si trova nei libri di Freud o Lacan, autodidatta ho attinto dai grandi pensatori della psichiatria, con il tempo e riflettendo ho creato un'altra forma di approccio, la dolcezza, la pazienza, l'empatia e l'ascolto mi permettono dopo più di 20 anni tanto professionali quanto umanitari, di aiutare le persone in difficoltà, e non ho mai conosciuto - a meno che non abbia avuto un'amnesia, nessuna violenza da parte delle persone che ricevo ogni giorno.
Ho fatto la scuola della strada poiché la scuola della repubblica ho cercato di dimenticarla da quando alla scuola materna ho subito una sculacciata in pubblico, non avevo fatto niente ero calmo e rispettoso, fortunatamente ho incontrato dei testimoni consapevoli lungo tutta la mia vita, per primi i miei genitori.
La ringrazio e le mando il mio sostegno fino all'ultimo respiro della sua lotta.... fraternamente, alla sig.ra MILLER Alice.
Risposta di Brigitte:
E' eccezionale leggere il racconto di un'infanzia così rispettosa come la sua, l'esempio della sua avventura per raggiungere i suoi genitori alla festa testimonia in modo vero la comprensione e l'empatia che i suoi genitori avevano per lei. Là dove la sua storia riflette l'amore sincero che ha ricevuto è nella sua capacità di comprendere il lavoro di Alice Miller senza aver paura di essere punito per vedere questa tragica realtà di sofferenze di un bambino maltrattato. Grazie per questa testimonianza piena di speranza.
Traduzione di Chiara Pagliarini
Link al testo originale: http://www.alice-miller.com/courrier_fr.php?lang=fr&nid=2362&grp=1108