Recensione del libro di Olivier Maurel: "Sì, la natura umana è buona!"
Chi picchia “bene” fa molto male…
Il titolo (che non è dell’autore) fa rabbrividire. La tesi (che il sottotitolo riassume) fa sorridere. È talmente esagerato - diciamo - che sembra troppo semplice, quindi falso. Eccoci al cuore del problema: la razza umana è questa strana specie che ama dire e sentir dire male di sé stessa, credere che la propria natura sia malvagia piuttosto che buona.Olivier Maurel, autore di un precedente lavoro sulla sculacciata (La Fessée, Èditions La Plage, 2005, n.d.t.), esplora qui tutti gli annessi e connessi del tema della violenza educativa. Una volta iniziata la lettura, si smette di ridere e si ascolta. Forse ci si ricorda del bambino che si è stati, e delle botte ricevute. Si impara che, ovunque nel mondo, “dall’80 al 90% dei bambini viene sottomesso alla violenza educativa praticata nel proprio paese”.
In tal modo la prima lezione di etica inculcata ai piccoli esseri umani è una lezione paradossale: il forte ha il diritto di fare del male al debole, e questo per insegnargli a non fare mai del male ai più deboli! Il disprezzo dei bambini suscita a sua volta, nei bambini disprezzati diventati adulti, il disprezzo dei bambini. Da qui un rifiuto di prendere sul serio la loro sofferenza, e una tendenza a perpetuarla, in uno dei più vecchi circoli viziosi al mondo.
Bussola interiore disturbata
Il cervello del bambino è per l’appunto in via di sviluppo. Scosso, traumatizzato, destabilizzato dalla violenza, incapace di criticare coloro che gliela infliggono, da cui dipende completamente per la propria sopravvivenza, il bambino volge il suo stress contro di sé, con disastrosi risultati per la sua salute fisica e mentale. La sua bussola interiore ne viene disturbata. I suoi pensieri si scindono dalle emozioni, e impara a non provare più la compassione, dapprima per sé stesso, e in seguito per gli altri.
In un affresco magistrale, Maurel passa in rivista la filosofia, le religioni, i trattati di educazione e la letteratura, dall’antichità fino ai giorni nostri. Ci mostra come le tre religioni monoteistiche abbiano elaborato il concetto di un Dio paterno e potente, modello e giustificazione dei padri reali che picchiano i loro figli. I maschietti vengono picchiati più delle femmine, proprio perché non diventino delle “femminucce”.
Mentre Gesù incarnava a tale riguardo un atteggiamento rivoluzionario (“Se non diverrete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli”), Sant’Agostino – dopo essersi amaramente lamentato delle punizioni subite durante il suo percorso scolastico – formulerà il dogma del peccato originale che farà di ogni uomo fin dalla nascita un essere malvagio, che dovrà essere costretto con la forza ad imboccare la via del Bene.
Il capitolo più illuminante del libro è forse quello che raffronta questo dogma cristiano a quello, psicoanalitico, del complesso di Edipo. Decidendo di non credere più agli abusi sessuali subìti dai suoi/dalle sue pazienti, Freud opera uno spettacolare capovolgimento: mentre i veri colpevoli erano i padri, il colpevole designato diventerà il bambino. Non sono gli adulti che violentano o maltrattano i loro figli, ma questi ultimi, “perversi polimorfi”, che immaginano incesto e parricidio. Da cui, per Freud, deriva questa certezza: “Bisogna che l’educazione inibisca, interdica, reprima.”
Padri incredibilmente severi
Le conseguenze di questa misopedia [repulsione nei confronti dei bambini o degli adolescenti, n.d.t.] generalizzata sono sconcertanti ma prevedibili. Un bambino picchiato avrà più probabilità di picchiare la compagna e i figli: una bambina picchiata, di diventare una donna maltrattata e di picchiare i figli. Non solo quasi tutti i delinquenti e i criminali sono stati dei bambini gravemente matrattati, ma anche gli uomini politici che si aggrappano a ideologie virulente e che a loro volta designano un capro espiatorio da eliminare, da Milosevic a Hitler, da Stalin a Mao. Non ci piace sentire queste cose. Siamo così impressionati da questi “padri severi” che la sola idea di tentare di spiegare le loro malefatte attraverso la loro infanzia ci frustra e ci fa arrabbiare. Siamo talmente affascinati dall’orrore di Auschwitz, che preferiamo o sacralizzarlo dichiarando che è incomprensibile, che “non esiste un perché” – o, al contrario, banalizzarlo con la pretesa che chiunque potrebbe diventare un aguzzino.
Se leggerete il libro di Olivier Maurel, non potrete più ragionare in questi termini. Imparerete da un lato che tutte le popolazioni che si sono consegnate ai genocidi avevano ricevuto un’educazione basata sulla disciplina, la punizione, la cieca obbedienza, e dall’altro che gli individui che hanno rifiutato di collaborare allo schieramento del male estremo, conservando la propria compassione (i “Giusti” per esempio) [dopo la Seconda guerra mondiale, il termine “Giusti tra le nazioni” è stato utilizzato per indicare i non-ebrei che hanno agito in modo eroico a rischio della propria vita per salvare la vita anche di un solo ebreo dal genocidio nazista conosciuto come Shoah. Fonte: Wikipedia, n.d.t.], avevano vissuto da piccoli nella tenerezza e nel rispetto della loro famiglia.
Certo, nonostante la forza delle argomentazioni di Maurel e la pletora delle sue prove, molte domande rimangono senza risposta. Ad esempio, che dire di quei genitori permissivi i cui figli possono essere ultra-violenti? Che dire della violenza come prova di libertà, cara all’Uomo del sottosuolo di Dostoevskij? Che dire, soprattutto, delle altre cause della violenza? Perché questa, per noi esseri fabulatori quali siamo, è una fonte inesauribile di storie, intrighi, sviluppi ed effetti inattesi. Molto più della creazione (sempre lenta e laboriosa, e sempre parziale), la distruzione – istantanea, spettacolare – ci fornisce un accesso rapido ed entusiasmante all’onnipotenza divina.
"Sì, la natura umana è buona!" solleva una questione imbarazzante. Bisogna scavalcare le proprie resistenze, leggerlo e farlo leggere. Si tratta di uno di quei rari lavori che, ben compresi, potranno modificare la storia.