Appello a Papa Francesco

 

Un buon padre sa attendere e sa perdonare, dal profondo del cuore. Certo sa anche correggere con fermezza. Non è un padre debole, arrendevole, sentimentale. Il padre sa correggere, senza avvilire. È lo stesso che sa proteggere senza risparmiarsi. Una volta ho sentito, in una riunione di matrimonio, dire a un papà: «Io, ma alcune volte devo picchiare un po’ ai figli, ma mai in faccia per non avvilirli». Che bello, ha senso della dignità. Deve punire, lo fa giusto e va avanti.

 

Queste sono le parole che Papa Francesco ha pronunciato nel corso dell’udienza del 4 febbraio scorso. Discorrendo del ruolo educativo dei padri il Papa non ha esitato ad approvare con entusiasmo i gesti di violenza compiuti da un padre sul proprio figlio: percuotere i figli sul corpo sarebbe giusto, magnanima la scelta di evitarne il viso, rispettosa della dignità del bambino. Sono affermazioni gravi e per noi inammissibili, che legittimano la violenza sui bambini ad opera dei genitori, la violenza sui bambini a scopo educativo.

 

Venticinque anni fa – era il novembre del 1989 – le Nazioni Unite approvarono la Convenzione sui diritti dell’infanzia, convenzione che impone la tutela dei bambini da ogni forma di violenza. L’Italia la ratificò nel 1991. Nel 2004 l’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa stabilì per gli Stati membri il dovere di sancire nella propria legislazione il divieto assoluto di punizioni corporali sui bambini. Nel corso del tempo sempre più nazioni (42 Paesi, 26 dei quali europei) hanno recepito nella propria legislazione nazionale le raccomandazioni dell’Onu e del Consiglio d’Europa. Le conoscenze acquisite negli ultimi decenni in ambito medico, neuroscientifico e psicologico ci mostrano come la violenza educativa apporti gravi danni a chi la subisce e costituisca il presupposto e principio di ogni altra forma di violenza sull’uomo. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità è intervenuta sanzionando le punizioni corporali come causa di malattia e disagio sociale. Il riconoscimento della illegittimità di qualsiasi forma di violenza sui bambini, non solo a scuola, ma anche in famiglia, si fa finalmente sempre più ampio.

 

Quasi a smentire questo benefico processo di consapevolezza morale e tutela dei diritti umani, la settimana scorsa il Papa, colui che rappresenta nel mondo la Chiesa cattolica, sua guida e simbolo, ha lodato la sensibilità di un padre che picchiava il proprio figlio preoccupandosi di non colpirlo in viso, giustificandone l’impulso punitivo. Di più: lo ha legittimato in nome della propria funzione paterna, chiamata a «correggere con fermezza».

 

Non possiamo accettare l’obiezione che nel discorso del Papa si tratti di comuni sculacciate, colpi veniali rispetto ad altri che lasciano segni visibili o richiedono medicazione. Non solo nella maggior parte dei casi gli abusi più violenti hanno origine da situazioni ordinariamente punitive in cui l’adulto perde il controllo della propria forza, ma è ormai cospicua la letteratura scientifica internazionale che certifica in quale misura le percosse siano nocive e pregiudizievoli a un armonico sviluppo fisico, psicologico ed emotivo. Sappiamo che – a dispetto delle prese di posizione istituzionali sopra elencate – la consuetudine di operare violenza domestica sui bambini è ancora tristemente diffusa. Sarebbe perciò tanto più doveroso non approvare e giustificare i gesti violenti dei genitori, ma favorire la diffusione di queste conoscenze e rendere l’opinione pubblica più sensibile e cosciente rispetto ai danni della violenza, che mai dovrebbe potersi dire “educativa”.

 

Riteniamo che sia necessario investire ogni impegno nel sostenere chi si dedica alla difesa dei diritti dell’uomo, di cui i diritti del bambino non sono che un necessario corollario. Siamo convinti che la Chiesa potrebbe svolgere un ruolo decisivo in questo senso, portando in forza del suo potere religioso e politico un autorevole contributo, tanto sul piano delle istituzioni nazionali, quanto su quello privato e familiare. Invitare i credenti a rispettare la piena dignità, morale e fisica, dell’infanzia risponderebbe integralmente tra l’altro al messaggio di Cristo e alla sua predilezione per i bambini.

 

Troppi abusi si sono compiuti nel corso della storia in nome di Dio: atti che dovrebbero tutti appartenere a un passato che serva di esempio e monito. Che oggi la Chiesa si faccia portavoce di argomenti che legittimano la violenza come strategia educativa ci indigna e preoccupa. Per questo scriviamo il nostro appello: perché papa Francesco smentisca le sue parole e altre ne trovi per raccomandare ai genitori il rispetto dei figli e la cura della loro educazione.

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Scritto da: 
NTIS

Per la trascrizione del discorso papale e il video dell'udienza: http://www.cercoiltuovolto.it/2015/vaticano/papa-francesco-udienza-generale-del-4-febbraio-2015-mp3-e-video-la-famiglia/