Il bambino maltrattato e trascurato è completamente solo nelle tenebre del suo smarrimento e della sua angoscia. Circondato di arroganza e odio, spogliato dei suoi diritti e della parola, vittima nel suo amore e nella sua fiducia, schernito nel suo dolore, disprezzato, umiliato, senza guida, senza alcun sostegno, cieco, senza difesa, e completamente lasciato alla mercè dell’adulto ignorante.
Tutto il suo essere vorrebbe urlare la sua collera, esprimere la sua rivolta e chiamare aiuto. Ma in verità non ne ha il diritto. Tutte le reazioni normali, previste dalla natura per la nostra sopravvivenza, rimangono bloccate. Infatti, a meno che non giunga un testimone in suo soccorso, queste reazioni naturali non sortiranno altro effetto che di accrescere e prolungare la sua sofferenza, ossia, per concludere, di mettere la sua vita in pericolo.
"Esiste un tipo indispensabile di relazione, molto speciale, senza la quale non si possono fondare solide basi per la cura e l’accudimento dei figli. Gli esperti dell’età evolutiva la chiamano relazione di attaccamento. Affinché un bambino sia ricettivo verso le cure prodigate da un genitore o un adulto, deve avere sviluppato un vivo attaccamento nei confronti di quest’ultimo, desiderandone il contatto e la vicinanza. All’inizio della vita, questa ricerca di contatto e di intimità è soprattutto fisica – il bambino si aggrappa letteralmente al genitore e ha bisogno di essere tenuto fisicamente. Se tutto si svolge come previsto, l’attaccamento evolverà in una vicinanza emotiva e, infine, in un senso di intimità psichica. " (Neufeld, Matè)