Articoli di Autori Vari

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Vari Autori

Quand’è che una cosa è vera? (Babbo Natale) Tratto da: “Come allevare un bambino felice e farne un adulto maturo” di Françoise Dolto (Mondadori, 2004). [Il libro è una selezione di un programma radiofonico condotto da Jacques Pradel, e si svolge attraverso uno scambio di domande e risposte.] Ho una domanda su Babbo Natale[…]”Dobbiamo lasciare che il bambino creda a Babbo Natale e al topolino per la perdita dei denti da latte e anche alla storia delle uova di Pasqua? Quando i compagni gli diranno la verità, la spiegazione sul simbolismo di Babbo Natale sarà sufficiente a compensare il disappunto del bambino che scopre brutalmente che i suoi genitori gli hanno mentito?”

Alice Miller

Al giorno d’oggi non possiamo più dubitare del fatto che il Male esista e che alcuni individui siano capaci di una distruttività estrema. Tutti quanti possiamo farcene un’idea semplicemente trascorrendo una serata davanti alla televisione. Ma tale constatazione non vale a confermare l’idea molto diffusa che alcuni esseri umani nascano “malvagi”. Tutto dipende, viceversa, dal modo in cui queste persone sono state accolte alla nascita e trattate in seguito.
Da quando so che picchiare i bambini produce sul lungo periodo soltanto conseguenze negative, mi sono impegnata attivamente per trasmettere le mie informazioni ai giovani genitori, per mezzo di articoli, di interviste, di conferenze e comunicati. A volte parlo anche con gli allievi delle scuole superiori, con la speranza di comunicare loro queste mie importanti conoscenze prima che si sposino e a loro volta abbiano figli. In tutti i miei incontri registro, da un lato, una forte resistenza a occuparsi comunque dell’argomento; dall’altro, ho molto spesso la sensazione di toccare, in quasi tutti i miei interlocutori, un punto vulnerabile che da tempo aspettava di essere messo a nudo e riconosciuto, poiché la ferita non può guarire finché rimane coperta e negata.
All'inizio della nostra vita eravamo, così piccoli, del tutto dipendenti dai nostri genitori. E credevamo, dovevamo credere, che ci amassero. Anche quando venivamo abusati, non ce ne rendevamo conto. Poi, dopo i 4 anni, crescemmo e non potemmo evitare di soffrire dall'essere respinti, odiati e trattati crudelmente. Ma da bambini dipendenti non potevamo ancora sopportare di sentire questa sofferenza, eravamo troppo piccoli per fare i conti con questi sentimenti, così dovemmo reprimere la nostra rabbia, l'indigazione, e la nostra profonda delusione all'interno dei nostri corpi. Una volta divenuti adulti, questi sentimenti repressi che scaturiscono dal trattamento crudele dei nostri genitori possono riaffiorare, ma sono ancora connessi con la paura del bambino di venire punito ad ogni segnale di ribellione.
Anche se molte delle lettere che abbiamo ricevuto sono di interesse generale, non possiamo pubblicarle tutte qui, ne’ posso rispondere a ognuno di voi. Questo articolo riassume i punti che avrei voluto toccare nelle mie risposte. A volte mi e' stato chiesto come posso essere così sicura di me stessa concontraddicendo opinioni radicate. Dopo tutto, io non appartengo a nessuna scuola di pensiero, di culto, o ad altre comunità con modo di pensare affine che forniscono a molte persone argomenti che loro ritengono siano essere la risposta esatta. Dunque, su che cosa si basa la mia convinzione?

Michel Odent

Prevenire la violenza ovvero sviluppare la capacità di amare: quale prospettiva? Quale investimento? Nella biografia delle grandi figure storiche che comunemente associamo con l’amore, ad esempio Venere, Buddha e Gesù, il modo in cui sono nati viene presentato come un momento importante. Al contrario, le biografie di personaggi famosi, politici, scrittori, artisti, scienziati, uomini d’affari e membri del clero in genere cominciano a partire dalla loro infanzia ed educazione. Questa differenza può indicare che la nascita è un momento cruciale nello sviluppo della nostra capacità di amare?

Claudia Artoni Schlesinger

L’emergere del trauma e le difficoltà delle identificazioni.   Prologo "I bambini persi Nelle notti nei boschi i bambini persi chiamavano per essere trovati. Non c’erano le stelle? Le stelle erano gli occhi dei lupi. Non c’era la luna? La luna era le fauci dei lupi. I bambini persi erano spaventati? Sì, chiamavano tanto. Svegliavano gli animali addormentati." (Vivian Lamarqe) Ero su un treno. Io guidavo. Il treno passava sottoterra al buio e andava andava. Fuori si vedevano occhi di lupi, ma io continuavo ad andare fino a che arrivavo alla luce. Là c’erano i miei genitori (quelli adottivi). Sul treno c’erano anche i miei genitori naturali. Il sogno di Davide raccontato a 5 anni alla madre adottiva. Era stato adottato un anno e mezzo prima.

Olivier Maurel

Noi tutti che ci dichiariamo non-violenti, o sostenitori della non-violenza, dovremmo prestare attenzione a un fatto curioso. Per decine d’anni, in generale fin dalla loro creazione, i movimenti e i giornali non-violenti non si sono affatto interessati alla prima violenza, in ordine cronologico, nella vita di ciascun individuo: quella che subiscono i bambini, fin dalla più tenera età, per mano dei loro genitori o educatori. Non solo i maltrattamenti, ma anche la violenza educativa ordinaria delle sberle e delle sculacciate, alla quale ricorre il 90% dei genitori e che subisce il 90% dei bambini. Molti continuano a non interessarsene, addirittura si sentono infastiditi quando si cerca di attirare la loro attenzione su questo argomento. Come se fosse ridicolo pensare che il fatto di picchiare i bambini nel momento in cui sono più sensibili, più malleabili, laddove il loro cervello è in piena formazione, abbia delle conseguenze nefaste sul loro rapporto con la violenza.

Brigitte Oriol

Intervistatrice: Buongiorno Brigitte: Buongiorno I: La nostra ospite di oggi è Brigitte Oriol. Brigitte Oriol è una psicoterapeuta che lavora a Bagnol sur Cèze, è già venuta ai nostri microfoni a parlare della violenza nell'educazione ed oggi ci parlerà dell'emozione. Cos'è un'emozione. Sembra una cosa evidente, ma bisogna riflettere su questo argomento.
Intervistatrice: Buongiorno. Brigitte: Buongiorno. I: La nostra ospite di oggi è Brigitte Oriol. Brigitte Oriol è una psicoterapeuta che lavora a Bagnol sur Cèze, sulla riva dell'Alto-Rodano, ed è venuta ai nostri microfoni per parlarci di una cosa che le sta particolarmente a cuore. B: Si, e con mio grande piacere. I: Grazie. E' l'infanzia, ciò che abbiamo ricevuto dalla nostra infanzia e di cui forse siamo obbligati a liberarci perché sono spesso cose brutte, maltrattamenti. Oggi ci chiederemo come da adulti si possa giustamente liberarsi di questa infanzia dolorosa.
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