Bang, sei morto! Pistole, coltelli e gioco

In una cultura in cui sia diffusa l’idea della violenza, reale o immaginaria, può come minimo mettere a disagio vedere i nostri bambini giocare a sparare e uccidere. Molti genitori possono pensare che un simile comportamento, che sia finzione o meno, è contrario ai loro valori familiari, e che pertanto debba essere censurato. Altri genitori ritengono che i bambini, soprattutto i maschi, da sempre hanno giocato alla guerra, e che non c’è nulla di male nelle loro messe in scena.

Giocare con le armi può essere considerata davvero un’attività sana e ammissibile? In che modo dobbiamo sorvegliare i giochi dei nostri figli? Quando trasformano a forza di morsi il loro sandwich al burro d’arachidi in una pistola e dicono: «Bang, sei morto!», qual è la risposta più opportuna? Cartoni e libri a fumetti rendono i bambini impassibili di fronte alla morte reale? Guardare e leggere cose simili li fa diventare violenti?

I giochi di fantasia, inclusi quelli con armi giocattolo, scene di violenza e di morte, possono essere una perfetta occasione di sfogo che permette di mettere alla prova la propria forza e – il che può sconcertare – esercitare l’autocontrollo nei giochi fisici. Lawrence Cohen, nel libro «Playful Parenting», paragona i cosiddetti giochi violenti dei bambini alle zuffe giocose dei cuccioli di leone. Quando vediamo i cuccioli di animale che giocano, noi diamo per scontato che stanno facendo esercizio in vista degli scontri che dovranno affrontare da adulti, nei quali sarà necessario e inevitabile ferire e uccidere.

Cohen però suggerisce che i cuccioli di animale stanno al tempo stesso «imparando a controllare la loro aggressività, a dosarla». E in effetti, pur giocando in modo vigorosamente impetuoso, i cuccioli non si feriscono l’un l’altro. Sanno controllarsi e usano il gioco non solo per affinare le abilità necessarie a ferire e uccidere un altro animale, ma anche per sviluppare la capacità di auto controllarsi a salvaguardia degli altri cuccioli del branco. Quando il gioco si fa troppo duro, la leonessa allontana un cucciolo dall’altro.

Se applichiamo l’immagine ai cuccioli d’uomo, il compito di noi genitori, quando i bambini fanno giochi di lotta, è quello di garantire che nessuno si faccia male, fisicamente o moralmente. Partecipando al loro gioco, possiamo contribuire a farlo rimanere un divertimento. La giusta risposta a «Bang, sei morto!» potrebbe essere la messa in scena di una morte spettacolare e ridicola. Un altro modo per partecipare al gioco è quello di far finta di essere l’autista dell’ambulanza, o un dottore che arriva per curare il ferito.

Un gran bel gioco con la pistola da fare con vostro figlio è quello che Cohen chiama «il gioco della pistola amorosa». Lo descrive raccontando di aver detto a un bimbo di sei anni che gli aveva puntato contro una pistola ad acqua vuota: «”Oh, sì, quando vengo colpito con quella pistola, non posso far altro che amare chi mi ha sparato”. Poi ho spalancato le braccia e ho fatto un passo verso di lui con un sorrisone un po’ ebete e innamorato». Il bimbo disse “Bang!” e a quel punto fu inseguito per tutta la casa e abbracciato, e di lì seguirono altri spari, inseguimenti, abbracci e risate. Cohen colse l’occasione come un’opportunità di connessione e il gioco con la pistola si trasformò in un gioco condiviso e divertente.

Quando diciamo ai bambini che i giochi con la pistola e quelli di guerra sono violenti e sbagliati è probabile che pensino che, se a loro piace giocare con le pistole, per forza di cose anche loro sono violenti e sbagliati. Se cresciamo i bambini secondo i valori e l’esercizio della non violenza, è piuttosto improbabile che diventeranno psicopatici violenti. Tuttavia, la censura di questo tipo di gioco e delle emozioni che ne fanno parte può nei fatti portare all’aggressività.

Un’altra cosa che possiamo fare è scegliere che tipo di pistole i nostri figli abbiano a disposizione. I rotoli di cartone della carta da cucina e dei bastoni possono essere usati come pistole, ma possono pure diventare razzi, bacchette magiche o microfoni. Una vera mitragliatrice giocattolo non può essere usata invece per nient’altro che per giocare alla guerra. Oltre al fatto che dal giocare con armi giocattolo di tipo realistico possono derivare tragici incidenti, il loro uso non lascia molto spazio alla creatività. Per lo più questo tipo di giocattolo finisce per essere usato sempre nello stesso modo, più e più volte.

Grazie ai giochi di fantasia i nostri bambini hanno l'occasione di sperimentare in modo sicuro la loro forza nei rapporti umani. Questo tipo di gioco creativo può davvero aiutarli a percorrere un mondo nel quale quasi tutti coloro che vedono nei media – dai personaggi dei cartoni a chi si trova nelle zone di guerra – affrontano la violenza. La ricerca dimostra che, quando i bambini guardano alla televisione programmi violenti, il loro livello di violenza aumenta leggermente. Si registra all’incirca lo stesso tipo di incremento quando i bambini guardano programmi educativi. Significa forse che i programmi violenti vanno bene? A dire il vero ciò può significare che sono i programmi educativi a contenere un bel po’ di violenza! Prima di contestarlo, andate a vedervi un episodio di «Arthur», «Finneas e Ferb», «Scooby-Doo», o un altro qualsiasi programma per bambini [l'esempio italiano può essere dato inoltre da cartoni animati quali i Gormiti, Ben Ten, Pokémon, ecc. n.d.t.].

Nella maggior parte dei programmi per bambini si pone enfasi sul conflitto, talvolta con abbondanza di insulti e violenza fisica, dopo di che si giunge a una rapida soluzione nel finale. Il punto cruciale è questo: noi dobbiamo senza ombra di dubbio prestare attenzione e sorvegliare con scrupolo ciò che i nostri figli vedono e leggono, ma non siamo in grado di censurare sistematicamente ogni espressione di violenza presente nei programmi o nei libri a fumetti.

È anche necessario essere accorti a quali valori proponiamo nelle nostre case riguardo alle armi e alla guerra. Dobbiamo parlare schiettamente delle armi e dei nostri sentimenti a proposito. Se siamo convinti di sostenere valori quali il rispetto, la comprensione e il perdono, cosa c’entra la guerra? A un bambino arrabbiato che fa finta di usare una pistola possiamo offrire il nostro impegno per connetterci con i suoi sentimenti. La messa in scena del «Bang! Sei morto!» può essere un invito alla connessione.

Info
Scritto da: 
Brian Joseph, Director of Programming, The Echo Center
Traduzione: 
Elisa B
Revisione: 
Melidi7