Articoli di Alice Miller

RITRATTO DI ALICE MILLER Verso la realtà dell’infanzia Alice Miller [nata in Polonia nel 1923] ha studiato a Basilea dove ha ottenuto nel 1953 il dottorato in filosofia. Ha praticato la sua professione di psicoanalista a Zurigo, ma l’ha abbandonata per dedicarsi interamente alle sue ricerche sull’infanzia. Nel 1986, ha ricevuto a New York il premio Janusz Korczak.
L’esperienza liberatoria della dolorosa verità Il bambino maltrattato e trascurato è completamente solo nelle tenebre del suo smarrimento e della sua angoscia. Circondato di arroganza e odio, spogliato dei suoi diritti e della parola, vittima nel suo amore e nella sua fiducia, schernito nel suo dolore, disprezzato, umiliato, senza guida, senza alcun sostegno, cieco, senza difesa, e completamente lasciato alla mercè dell’adulto ignorante. Tutto il suo essere vorrebbe urlare la sua collera, esprimere la sua rivolta e chiamare aiuto. Ma in verità non ne ha il diritto. Tutte le reazioni normali, previste dalla natura per la nostra sopravvivenza, rimangono bloccate. Infatti, a meno che non giunga un testimone in suo soccorso, queste reazioni naturali non sortiranno altro effetto che di accrescere e prolungare la sua sofferenza, ossia, per concludere, di mettere la sua vita in pericolo.
Chiunque siano e per quanto terribili siano stati i loro crimini, nel profondo dell'animo di ogni dittatore, sterminatore o terrorista, cova il bambino umiliato che sono stati un tempo, un bambino che è sopravvissuto solo attraverso la completa e assoluta negazione dei suoi sentimenti di impotenza. Ma questa totale negazione della sofferenza una volta stabilita crea un vuoto interiore. Molte persone non svilupperanno mai una normale capacità di compassione.
È vero che la guerra scatena l'aggressività latente. Ma per essere scatenata deve essere già presente. Molta gente dice di essere inorridita per gli atti perversi commessi dai soldati americani su persone adulte, i prigionieri iracheni. Non ho mai sentito una tale reazione ai tentativi occasionali di portare alla luce pratiche simili commesse sui bambini, per esempio nelle scuole inglesi e americane. Lì, queste pratiche si chiamano "educazione". Ma la violenza è la stessa.
La prova matematica che Galileo Galilei presentò nel 1613 per convalidare la tesi copernicana, secondo cui era la Terra a ruotare intorno al Sole e non viceversa, venne definita "falsa e assurda" dalla Chiesa. Galilei fu costretto all’abiura, e finì cieco i suoi giorni. Solo trecento anni dopo, finalmente, la Chiesa si decise a rimediare al suo errore e a cancellare dall’Indice gli scritti di Galileo, lasciando loro libero corso.
Finché li amiamo i bambini possono guarire dagli abusi subiti e addirittura dagli orrori della guerra. Non veniamo al mondo come una tabula rasa. Ogni neonato arriva con una storia tutta sua, la storia dei nove mesi trascorsi dal concepimento alla nascita. Inoltre i figli ereditano caratteristiche genetiche dai loro genitori. Questi fattori possono contribuire a determinare l'indole di un bambino, le sue inclinazioni, le sue doti e predisposizioni. Ma il carattere dipenderà decisamente dal modo in cui una persona ha ricevuto amore, protezione, tenerezza e comprensione oppure rifiuto, freddezza, indifferenza e crudeltà nei primi anni formativi.
Il cervello maltrattato e le emozioni bandite I fatti 1) Lo sviluppo del nostro cervello dipende dall’uso che ne viene fatto. Il cervello si struttura nei primi 4 anni di vita, secondo le esperienze che l’ambiente offre al bambino. In tal modo il cervello di un bambino, il cui vissuto è essenzialmente intriso d’amore, si svilupperà in modo diverso da quello di un bambino che sarà stato trattato crudelmente.
Lettera a Steven e a tutti: non sono un guru. Ciao Steven, ti ringrazio di aver sollevato il problema del “gurismo” e della tua diffidenza che condivido. Essere adepti di un guru e voler evolvere è a mio parere una contraddizione, perché un guru vende la sua “saggezza” al prezzo dell’autenticità dei propri adepti. Spero che nessuno qui avrà bisogno di vedere in me un guru, in particolare se sei cosciente di questo pericolo per loro, come hai così ben fatto nella tua lettera del 16 maggio ad Anna. Tu mi chiedi a proposito della mia infanzia. Come te, ero una straniera agli occhi di tutta la mia famiglia. Oggi, sono sicura che non ero voluta, rifiutata già dopo il concepimento, mai amata, completamente trascurata emozionalmente, e usata per i bisogni altrui. Ma soprattutto, mi mentivano, sono cresciuta in una perfetta ipocrisia. I miei genitori, entrambi assolutamente incoscienti delle loro vere emozioni, presumevano di amarmi molto e io ci ho creduto (perché avevo tanto bisogno di queste illusioni) per più di quarant’anni della mia vita, fino a che ho cominciato a sospettare la verità nascosta sotto tutte le loro presunzioni, nascoste forse anche a loro stessi.
A volte cerco di immaginarmi come qualcuno, cresciuto su un pianeta in cui a nessuno verrebbe in mente di picchiare un bambino, potrebbe comprendere veramente le cose. Un giorno forse, grazie ai progressi della ricerca spaziale, si potrà viaggiare di pianeta in pianeta, e degli esseri dai costumi del tutto diversi dai nostri atterreranno sulla Terra. Cosa passerà dunque nella testa e nel cuore di uno di loro, quando vedrà degli umani adulti e vigorosi gettarsi su piccoli bambini indifesi, picchiandoli in uno slancio di furore?