Giornata mondiale della Poesia - Omaggio ad Alda Merini

La Giornata Mondiale della Poesia, istituita dall'UNESCO nel 1999, viene celebrata il 21 marzo.

"La data, che segna anche il primo giorno di primavera, riconosce all’espressione poetica un ruolo privilegiato nella promozione del dialogo e della comprensione interculturali, della diversità linguistica e culturale, della comunicazione e della pace." (fonte: UNESCO)

In questa giornata si organizzano manifestazioni in molte città. A questa pagina del sito dell'UNESCO potete trovare un interessante elenco delle iniziative.

Anche noi di Non Togliermi Il Sorriso desideriamo partecipare alla celebrazione della Giornata mondiale della poesia, con un omaggio ad una poetessa che amiamo molto in redazione: Alda Merini.

Abbiamo scoperto che il 21 marzo è anche la sua data di nascita (1931), dal sito web che le figlie hanno deciso di dedicarle. Questo raccoglie le sue poesie, interviste e molto altro ancora. Quello che ci ha colpito più di tutto, però, è il ricordo affettuoso delle figlie, così vivido e partecipe che sembra consegnare una persona immortale alle pagine della storia della poesia.

Pagina dopo pagina, questa delicata testimonianza racconta della poetessa milanese, della donna Alda Merini, della madre di quattro figlie che ci parlano di lei: un essere umano che ha molto sofferto, con cui la vita non è stata affatto generosa. Ve ne vogliamo raccontare la biografia.

A dodici anni sfugge ai bombardamenti su Milano e si trova a fare l'ostetrica della madre, durante il parto di suo fratello, un ricordo che sarà sempre vivo e intenso per lei.
Da sfollata nelle campagne, ma anche quando tornerà nella sua città dopo la fine della guerra, conosce le privazioni di sistemazioni di fortuna, di cui ricorda il freddo, il non poter andare a scuola, la ricerca del cibo per il piccolo fratellino, la promiscuità.

Si dichiara cattolica e moralista, è stata molto devota, anche per questo è lapidaria nel raccontare in un'intervista degli stupri di ragazzine nei manicomi, anche ad opera di preti.

A diciotto anni conosce quello che poi diventerà suo marito, non poteva piu' aspettare e doveva affrancarsi dalle miserie della guerra. Le figlie lo descrivono come un gran lavoratore, ma anche come un uomo geloso e poco incline a capire la poesia della loro madre, un compagno che diventava violento quando era ubriaco, che la picchiava.

"Era una scrittrice lei, già dall’età di 15 anni scriveva le sue poesie, e anche se vivevamo in una condizione di povertà e pativamo spesso la fame, nostra madre perseguiva i suoi sogni." scrivono le figlie.

Avranno quattro figlie insieme, malgrado tutto.

Alda Merini: “La maternità è una sofferenza, una gioia molto sofferta. Da un amante ci si può staccare, ma da un figlio non riesci”.

Le figlie ci raccontano di come lei desiderasse credere che il marito sarebbe cambiato.
Purtroppo non potranno avere un'infanzia serena: in seguito ad un violento litigio col marito le prime figlie vengono allontanate da casa, prima affidate a un istituto, poi a uno zio. La figlia maggiore torna a vivere coi genitori, fino ai suoi 15 anni, quando si sposerà. A questo punto inizia l'internamento manicomiale della Merini.

Diceva che l'avesse salvata il marito che andava a trovarla, "perché chi non aveva nessuno scompariva all’improvviso nel nulla”.

Morto il marito, uscita dal manicomio, segue un periodo di difficoltà anche finanziaria per la poetessa, e sopravviene la depressione.
Si lega al poeta Michele Pierri, uomo che finalmente apprezza la sua poesia, che sposa malgrado la differenza d'età e l'ostilità della di lui famiglia. Quando le condizioni di salute del secondo marito, con il quale da dopo le nozze viveva a Taranto, si aggravano, i figli la allontanano, creandole un disagio emotivo così forte da portare a un nuovo ricovero in manicomio, e con esso nuove sofferenze.

Torna a vivere nella sua città, Milano, dove ricuce le vecchie amicizie, trova finalmente un meritato successo e con esso anche una situazione economica finalmente prospera. Eppure, raccontano le figlie, continua a vivere come una clochard nella sua casa sui Navigli, tra libri, quadri, muri pieni di appunti e sigarette spente sui pavimenti, rifugio per artisti e senza tetto. Nonostante tutto, quello è un periodo finalmente felice nella sua vita, "anni in cui la personale battaglia di nostra madre con la sua indomabile vicenda esistenziale, la sua fragilità emotiva, provata dai lunghi periodi in manicomio e dalle ombre che ancora saltuariamente popolano la sua mente, trova finalmente la serenità a lungo cercata."

Si spegne nel 2009, a causa di un tumore.

La sua biografia testimonia come la violenza possa attraversare la vita di una persona, eppure non spegnerne l'ardore.
Diceva infatti:

Io la vita l’ho goduta tutta, a dispetto di quello che vanno dicendo sul manicomio.
Io la vita l’ho goduta perché mi piace anche l’inferno della vita e la vita è spesso un inferno…. per me la vita è stata bella perché l’ho pagata cara
”.

E sulle figlie:

Ho avuto quattro figlie. Allevate poi da altre famiglie. Non so neppure come ho trovato il tempo per farle. Si chiamano Emanuela, Barbara, Flavia e Simonetta. A loro raccomando sempre di non dire che sono figlie della poetessa Alda Merini. Quella pazza. Rispondono che io sono la loro mamma e basta, che non si vergognano di me. Mi commuovono”.

Vi dedichiamo alcune delle sue poesie, scelte per noi dalle nostre redattrici, Maura lettricesilenziosa e Chiara Pagliarini.

Spazio spazio io voglio

Spazio spazio io voglio, tanto spazio
per dolcissima muovermi ferita;
voglio spazio per cantare crescere
errare e saltare il fosso
della divina sapienza.
Spazio datemi spazio
ch'io lanci un urlo inumano,
quell'urlo di silenzio negli anni
che ho toccato con mano

Io come voi

Io come voi sono stata sorpresa
mentre rubavo la vita,
buttata fuori dal mio desiderio d'amore.
Io come voi non sono stata ascoltata
e ho visto le sbarre del silenzio
crescermi intorno e strapparmi i capelli

Il mio primo trafugamento di madre

Il mio primo trafugamento di madre
avvenne in una notte d'estate
quando un pazzo mi prese
mi adagiò sopra l'erba
e mi fece concepire un figlio.
O mai la luna gridò così tanto
contro le stelle offese,
e mai gridarono tanto i miei visceri,
né il Signore volse mai il capo all'indietro,
come in quell'istante preciso,
vedendo la mia verginità di madre
offesa dentro a un ludibrio.
Il mio primo trafugamento di donna
avvenne in un angolo oscuro
sotto il calore impetuoso del sesso,
ma nacque una bimba gentile
con un sorriso dolcissimo
e tutto fu perdonato.
Ma io non perdonerò mai
e quel bimbo mi fu tolto dal grembo
e affidato a mani più « sante »,
ma fui io ad essere oltraggiata,
io che salii sopra i cieli
per avere concepito una genesi

Bambino

Bambino, se trovi l'aquilone della tua fantasia
legalo con l'intelligenza del cuore.
Vedrai sorgere giardini incantati
e tua madre diventerà una pianta
che ti coprirà con le sue foglie.
Fa delle tue mani due bianche colombe
che portino la pace ovunque
e l'ordine delle cose.
Ma prima di imparare a scrivere
guardati nell'acqua del sentimento.

Poesie, citazioni e biografia sono tratti dal sito www.aldamerini.it

a cura di Caterina C, Maura lettricesilenziosa, Chiara Pagliarini

La Redazione di NTIS