Sono particolarmente orgoglioso di poter finalmente pubblicare questo bellissimo articolo di Michel Odent dal titolo, forse un po’ strano, che recita: "La prima ora dopo la nascita non svegliate la madre". Un titolo che merita un approfondimento visto che forse non tutti i lettori hanno dimestichezza con le tesi di Odent.
Il celebre ostetrico, nel cercare di spiegare in modo più semplice possibile che cos'è il vero processo fisiologico del parto, fa diversi parallelismi: uno di questi è con il sonno. Un processo del tutto fisiologico, che in particolari condizioni fatica a mettersi in atto.
La condizione forse principale è quella della bassa attività neocorticale, cioè di quella parte del nostro cervello dove risiede il ragionamento logico, quell’area del cervello che più ci distingue dal resto del mondo animale. Se ho qualche preoccupazione, se sono osservato, se sento qualcuno che mi parla e altre situazioni simili, faccio fatica ad addormentarmi.
Stessa cosa può essere detta per l'attività sessuale che avviene, di norma, solo in determinate condizioni, più o meno come avviene per il sonno, quando cioè ci si libera il più possibile della parte razionale e si entra in uno stato particolare di trance in contatto con la parte più ancestrale del nostro cervello.
È lecito chiedersi a questo punto: quante volte si verificano le condizioni per cui un parto avvenga in vere condizioni fisiologiche? A volte ci si confonde credendo che il fatto di partorire in casa garantisca il rispetto del processo fisiologico, ma, secondo quanto afferma Odent, non sempre è così, anzi: difficilmente è così.
Il che mi sembra tanto più vero se penso a trasmissioni TV nelle quali si mostrano parti in casa filmati in presenza di: ostetriche (più di una), marito, figli, sorelle, mamme, ecc., con tutti che parlano, commentano, fotografano e quant'altro.
Mi ha molto impressionato, invece, il racconto fatto da una nostra redattrice, Marie, che raccontava di una donna in Belgio che, dopo diversi parti, non ricordo esattamente quanti, mentre stava partorendo completamente isolata in una stanza della sua casa, ha chiesto al marito di allontanare dei cani. Il marito si chiedeva quali cani, ma poi ad un esame più attento in effetti ha visto dei cani in lontananza. Il contatto della donna con la parte più ancestrale, animale, istintiva del cervello le aveva consentito di acuire i sensi in modo tale da sentirsi "bloccata" da quello che, all'atto pratico, non rappresentava affatto una minaccia reale.
Ma ritorniamo ora al titolo dell'articolo di Odent. Uno degli scopi che l’autore si prefigge è quello di dimostrare che il processo di un parto fisiologico non si esaurisce con la semplice espulsione del neonato, ma continua per almeno l’ora successiva alla nascita. Da questa constatazione nasce il bisogno di continuare a rispettare tutte quelle condizioni che, favorendo lo stato di trance, di sonno, della madre, aiutino i processi fisiologici indispensabili per preservare quel delicato e complicatissimo meccanismo che è l'interazione madre-bambino sotto molteplici punti di vista (ricordo al riguardo anche alcuni studi sugli effetti altamente benefici del taglio ritardato del cordone ombelicale, in particolare quelli di Ibu Robin Lim, che spero vengano presto tradotti dalle amiche di «tuteliamoci il parto» in modo da dissipare i molti dubbi sulla validità di tale pratica. Invito a leggere anche questa intervista alla celebre ostetrica raccolta durante la sua recente visita in Italia: L'ostetrica scalza e i figli dello tsunami).
Odent analizza ben 12 di queste condizioni, alcune del tutto scontate, come la necessità del neonato di respirare e quella di adattarsi immediatamente dopo la nascita alla presenza della gravità, in seguito al flusso di impulsi che il nervo vestibolare manda al cervello, ma anche altre più complesse ed estremamente affascinanti come ad esempio l'interazione fra i diversi ormoni prodotti da madre e bambino, ognuno dei quali svolge un ruolo fondamentale per il futuro del nascituro e della madre. Concludo, riportando un brevissimo brano del libro di Odent La scientificazione dell'amore.
Che cosa significa "fisiologico"?
«Non dovremmo confondere il termine "fisiologico" con il termine "naturale". Un atteggiamento o un comportamento possono essere considerati "normali" in un Paese, ma non in un altro. Il termine "fisiologico" non significa nemmeno "come dovrebbe esattamente". Ciò che è "fisiologico" è un punto di riferimento dal quale cerchiamo di non allontanarci troppo. Quando lo facciamo oltre un certo limite, insorgono effetti collaterali di tipo patologico e, se comunque siamo costretti a farlo, dovremmo tenere sempre presente fino a che punto ci distanziamo dal riferimento. I fisiologi studiano la normale funzione dell'organismo: ciò che è universale, comune a tutte le culture. Dopo che queste per millenni hanno regolarmente interferito nel processo del parto, è più che mai necessario un ritorno alle radici».
Vito R. Torraco
Ringraziamo Vito R. Torraco per l'introduzione ed Elisa B. per la collaborazione nella revisione del testo.