Noi tutti che ci dichiariamo non-violenti, o sostenitori della non-violenza, dovremmo prestare attenzione a un fatto curioso.
Per decine d’anni, in generale fin dalla loro creazione, i movimenti e i giornali non-violenti non si sono affatto interessati alla prima violenza, in ordine cronologico, nella vita di ciascun individuo: quella che subiscono i bambini, fin dalla più tenera età, per mano dei loro genitori o educatori.
Non solo i maltrattamenti, ma anche la violenza educativa ordinaria delle sberle e delle sculacciate, alla quale ricorre il 90% dei genitori e che subisce il 90% dei bambini.
Molti continuano a non interessarsene, addirittura si sentono infastiditi quando si cerca di attirare la loro attenzione su questo argomento. Come se fosse ridicolo pensare che il fatto di picchiare i bambini nel momento in cui sono più sensibili, più malleabili, laddove il loro cervello è in piena formazione, abbia delle conseguenze nefaste sul loro rapporto con la violenza.
"Il bambino piccolo cerca ardentemente di essere benvoluto e di suscitare approvazione, ed è sensibilissimo agli sguardi di biasimo e di disapprovazione: vive per l’espressione sorridente nel volto di coloro a cui è legato. I bambini orientati ai coetanei fanno la stessa cosa, ma il volto che vogliono illuminare è quello dei loro coetanei". (Neufeld, Matè)