Intervenire in difesa di un bambino in luogo pubblico - Parte 2
Cosa possiamo fare?
È adorabile a tre anni, con quel ciuffo di riccioli marroni e grandi occhi blu. Ha appena scoperto cosa sono le tasche. Allunga la manina, afferra un piccolo oggetto su un ripiano e lo tiene in mano, sopra la tasca. Studia un po’ l’oggetto e poi lo lascia cadere nella tasca. Plop! Con un risolino di soddisfazione. Infila la mano nella tasca per provare ancora. Ma questo sta succedendo in un negozio e l’oggetto che ha in mano, da 25 centesimi, non è stato pagato.
Il padre lì vicino è stato a guardare l’incidente con rabbia crescente. Furioso, si avventa sulla bambina, le strappa l’oggetto dalle mani e urla: “Se rubi un’altra cosa ti spezzo le dita!” L’orrenda minaccia si schianta contro il riso della bambina che rimane lì silenziosa e impietrita.
Questa scena non è inventata, purtroppo. È successo in un grande magazzino canadese. Si tratterà pure di un caso estremo ma non è l’unico, ne vediamo di simili dappertutto. Un genitore stanco alla fine di una giornata stressante perde la calma e un bambino soffre. Molti bambini subiscono maltrattamenti fisici ed emotivi ogni giorno, e nei luoghi pubblici sempre sentiamo minacce, comandi spazientiti, frasi umilianti, parole di rabbia rivolte ai bambini e orecchie da mercante alle loro lacrime.
Quando l’abuso capita dietro le porte chiuse, è di rado evidente agli altri fino a quando diventa grave e ripetuto o viene alla luce un abuso di tipo fisico o sessuale. Ma quando accade in pubblico, abbiamo un’opportunità per intervenire. Come allora, noi osservatori possiamo rispondere in un modo che sia di aiuto sia al bambino che al genitore, quando siamo testimoni di un tal abuso?
Dato che nessuno di noi è un genitore perfetto, può aiutarci pensare a quali risposte noi stessi vorremmo ricevere qualora ci vedessero trattare i nostri figli in modo meno gentile del dovuto. In quest’ottica, quando ci imbattiamo in situazioni simili nei luoghi pubblici, potreste seguire questi quattro consigli:
- Bisogna dimostrare comprensione verso il genitore: “A volte è difficile con i bambini piccoli che non sanno ancora come comportarsi nei negozi”.
- Possiamo confidare qualcosa di noi e dei nostri figli: “Ricordo che una volta – avevo 4 anni i miei mi hanno vista prendere una cosa in un negozio, ma io proprio non capivo cosa volesse dire rubare”.
- Dobbiamo poi entrare in sintonia con il bambino: “Ti ha spaventato papà così arrabbiato”. E aggiungere: “Che bel giocattolo. Ti dispiace lasciarlo lì vero?”.
- Infine si possono dare dei consigli utili: “Con mio figlio compiliamo una lista dei desideri con tutte quelle cose che non possiamo ancora comperare. Potrebbe andar bene anche per voi”.
Non è facile trovare le risposte giuste in un momento di conflitto, ma il semplice gesto di erigersi a difesa del bambino incide in modo importante su di lui, anche se l’intervento provoca le difese o la rabbia del genitore. Molti adulti durante le sedute di psicoterapia si ricordano ancora vivamente, e con gratitudine, di quella volta in cui uno sconosciuto si è fermato a difenderli, e quanto questo sia stato significativo: a qualcuno importava di loro, i loro sentimenti di paura, confusione e rabbia erano compresi e accettati.
Può essere d’aiuto pensare a come ci comporteremmo se si trattasse di un nostro amico in quella situazione. Penseremmo il meglio possibile, che quell’episodio sia eccezionale e legato a un momento difficile della vita di quel genitore. Il primo passo, esprimere comprensione per il genitore, aumenta la possibilità di essere ascoltati dimostrandogli le nostre buone intenzioni. Questo approccio riesce a evitare più facilmente possibili ritorsioni sul bambino.
Anche nei malaugurati e rari casi in cui un genitore si offenda, l’intervento funzionerà sempre da promemoria: capirà che deve fare più attenzione al modo in cui tratta i suoi figli. In un secondo momento di calma potrà ricordare l’episodio e riflettere su ciò che inizialmente non aveva potuto accettare.
Intervenire può essere difficile, specialmente in una società in cui esistono tabù che vietano di fare osservazioni sul modo in cui altri fanno i genitori. Per questo motivo anche gli adulti che sanno riconoscere un maltrattamento e solidarizzano con il bambino a volte preferiscono passare oltre. Purtroppo anche ignorare un bambino turbato contiene un messaggio. Un messaggio che dice al bambino che a nessuno importa della sua sofferenza, e ai genitori che approviamo il loro comportamento.
Se il padre della storia che ho raccontato voleva dare un’alta lezione morale a sua figlia, è certo che la sua reazione, per ironia della sorte, ne avrà abbassato l’autostima e reso il vero furto una possibilità concreta. Come fa a sapere quella bambina piccola che le parole di suo padre erano solo una minaccia a cui nessun individuo sano di mente avrebbe mai dato corso?
Casi psichiatrici dimostrano con evidenza che gli adulti psicopatici di oggi sono i bambini feriti di ieri. Non possiamo usare una macchina del tempo per aiutare i bambini di ieri, ma possiamo aiutare i bambini di oggi a diventare adulti saldi e responsabili che tratteranno i propri figli con sensibilità, amore e dignità. Possiamo “deporre” a favore dei bambini in pubblico. Possiamo far sapere loro che li consideriamo importanti e non vogliamo che siano trattati male. Se la comunità non fa chiarezza sul fatto che i maltrattamenti sui minori sono inaccettabili, questi si tramanderanno da una generazione all’altra. Se cerchiamo di intervenire con sensibilità anche verso il genitore, abbiamo compiuto quello che volevamo. Le sue piccole dita non sono state violate, ma la sua visione del mondo non sarà più la stessa. Forse un giorno qualcuno si farà avanti e parlerà a suo nome, e lo farà in modo tale che anche il padre potrà ascoltare.