Amore duro (tough love)
Un recente fatto di cronaca ha visto protagonisti due genitori che hanno deliberatamente umiliato il loro bambino in un centro commerciale urlandogli in faccia e picchiandolo. Quando uno dei presenti si è opposto, i genitori hanno dichiarato che stavano “solamente utilizzando la tecnica del tough love” (amore duro).
L’“amore duro” (tough love) era in origine una tecnica studiata per adulti tossicodipendenti, non di certo per bambini piccoli che ancora non conoscono la vita. L’“amore duro” come quello usato dai genitori al centro commerciale non può che dare al bambino un insegnamento pericoloso ed insensato, ovvero che ferire intenzionalmente un altro essere umano è un probabile “atto di amore".
I bambini sentono istintivamente che questa distorta manifestazione d’amore non ha senso. Ma quando una lezione di questo tipo viene ripetuta di frequente, cominciano a crederci. Un bambino umiliato crescerà emotivamente deformato, scambierà la crudeltà per amore, e il sadismo per intimità. Questa confusione tra amore e dolore è sicuramente all'origine della pubblicità "sculacciata richiesta " (spanking wanted) in voga su molti quotidiani.
Ai genitori che hanno l'abitudine di utilizzare “l'amore duro” va ricordato che ciò che conta sono i fatti.
Da bambino, Adolf Hitler è stato spesso crudelmente umiliato e sottomesso tramite una dura disciplina, mentre il giovane Albert Einstein è stato sempre trattato con dolcezza, gentilezza e pazienza. La madre di Einstein è stata spesso accusata di viziarlo. Fortunatamente, però, ha ignorato questi avvertimenti. Certo questi sono due casi estremi, ma non c'è alcun dubbio a parer mio che esista una correlazione precisa e diretta tra il grado di punizioni subite durante l'infanzia e le difficoltà che si incontrano più avanti da adulti, la stessa connessione che c’è tra l’essere genitori amorevoli ed il godere di buona salute e felicità in tarda età.
Punizioni, minacce e umiliazioni non raggiungono mai obiettivi a lungo termine, perché provocano rabbia, creano risentimento, e affievoliscono il legame tra genitori e figli. La punizione, inoltre, interferisce con la possibilità del bambino di apprendere dall'esperienza diretta, che idealmente dovrebbe essere libera dalla paura e dal dolore. Come l'educatore John Holt ci avverte, "Quando spaventiamo un bambino, fermiamo il suo apprendimento".
Secondo la madre, nel racconto del quotidiano, il bambino era stato punito per aver dimenticato di tirare l’acqua nel bagno di un locale pubblico. Con ogni probabilità ciò che questo bambino avrà imparato non ha nulla a che fare con l'igiene dei bagni. Probabilmente ciò che avrà appreso sarà: è sciocco credere alle persone che dicono di amarci, ed è pericoloso stare vicino agli altri. Un trattamento così duro e insensibile da parte dei suoi genitori gli avrà insegnato che il mondo è fondamentalmente un luogo pericoloso in cui stare.
Tali credenze costituiscono i peggiori presupposti per la vita. Queste determinano gli atteggiamenti stessi che si hanno verso la vita e sé stessi e, verosimilmente, possono indurre comportamenti di rabbia durante l'infanzia e portare ad una vita povera, egoistica, fatta di inutili tentativi di soddisfacimento dei bisogni emotivi, bisogni che avrebbero dovuto essere soddisfatti molto tempo prima, durante l'infanzia.
Questo bambino ha imparato molte cose quel giorno al centro commerciale, dall'esempio dato dai genitori e dai passanti che non sono intervenuti in sua difesa. Ha imparato che è giusto e doveroso causare e quindi ignorare la sofferenza di una persona "amata". Ha imparato che anche quelli che dicono di amarci possono farci del male. La rabbia, la frustrazione, l’imbarazzo e l’impotenza che ha provato in quell’occasione, e che probabilmente ha provato molte volte prima dell'incidente al centro commerciale, facilmente costituiranno la base per una vita infelice, fors’anche una vita criminosa. La nostra società lamenta il crescente tasso di criminalità, ma fa ben poco per impedire le sue reali origini nei primi anni dell'infanzia.
I genitori del bambino erano, con ogni probabilità, ben intenzionati. Probabilmente pensavano di insegnare al figlio a fare la cosa giusta e quindi, crescendo, a diventare un adulto responsabile. Con buona probabilità i loro metodi di insegnamento sono gli stessi che hanno ricevuto a loro volta dai propri genitori. Ma, per ironia della sorte, è molto probabile che questo comportamento porti all'esatto contrario. Uno studio condotto dall’esercito americano ha scoperto che il modo migliore per preparare un bambino ad essere un adulto responsabile è attraverso le buone esperienze, non quelle dolorose. Ciò che questi genitori hanno fatto al loro bambino è chiaramente un abuso. Purtroppo, le leggi del Nord America non sono così chiare nei confronti dell’abuso emotivo come le leggi che esistono in altri paesi. In Svezia è illegale non solo picchiare un bambino, ma anche esercitare su di lui atti di prepotenza.
Una lettera in risposta all’articolo comparso sul giornale ha suggerito che il genitore venisse obbligato a portare un’indicazione del tipo "Io maltratto i bambini”. Purtroppo, una tale frase può essere anche letta come: "Sono stato un bambino maltrattato". E così via attraverso le generazioni – finché le scuole non insegneranno capacità genitoriali illuminate, e fino a quando non verranno varate nuove e chiare leggi contro l’abuso sui minori, in modo da promuovere il trattamento rispettoso dei bambini, piuttosto che limitarsi a offrire vagamente degli standards minimi al di sotto dei quali si considera che il bambino stia subendo maltrattamenti.
L’autore della lettera suggerì anche che i presenti che assistevano al fatto avrebbero dovuto chiamare la polizia.
Forse, ma prima si dovrebbero fare telefonate di altro tipo: telefonate ai legislatori affinché rafforzino le leggi contro gli abusi emotivi sui minori, telefonate ai sovrintendenti scolastici, ricordando loro che le capacità genitoriali positive sono infinitamente più importanti delle date delle battaglie storiche. Telefonate ai giudici, che hanno bisogno di capire il nesso tra gli abusi nell'infanzia e la criminalità in età adulta, in modo che smettano di raccomandare "maggiore disciplina" ma inizino a promuovere dei corsi per i genitori violenti. Telefonate ai genitori che aspettano un bambino, per ricordare loro i principi che stanno alla base del comportamento, cioè che i bambini riflettono il trattamento che ricevono e che sono esseri umani che meritano di essere trattati con dignità e rispetto. Telefonate agli editori ed ai giornali dicendo loro che gli articoli in cui si parla di insegnamento benevolo sono infinitamente più importanti delle storie di uomini che lanciano palle attraverso i cerchi, anche se parlare di sport fa vendere più copie. Telefonate a quegli adulti che hanno la fortuna di essere genitori, e che hanno avuto difficoltà ad adattarsi a quel ruolo. Delicatamente suggerire che se hanno avuto un'infanzia dolorosa, forse si potrebbe considerare una consulenza in modo che il ciclo di abusi sui minori possa fermarsi.
Non è sorprendente che un bambino con un genitore tanto severo possa essere così preoccupato delle sensazioni spiacevoli tanto da dimenticarsi di tirare l’acqua in una toilette. Questo bambino probabilmente dimenticherà un sacco di cose, ma quello che si ricorderà sarà che è pericoloso fidarsi del prossimo, mentre è invece accettabile ignorare le sofferenze dei bambini, e meno doloroso vivere una vita di solitudine e di isolamento piuttosto che rischiare di essere feriti ancora.
Che tipo di amore è quello che non permette errori (che tutti noi facciamo)? Amare un bambino significa trattarlo con rispetto, pazienza, gentilezza e compassione, e in modo coerente con la Regola d'Oro [“tratta gli altri come vorresti essere trattato tu stesso”, n.d.t.]. L’”amore duro” è davvero duro, siamo d’accordo, ma non ha nulla a che fare con l'amore.